Questa è la storia di cinque persone che saranno costrette a viaggiare, o non potranno farlo, nel periodo del Covid 19. Tutte le storie qui raccontate sono tendenzialmente vere, ma probabilemente false, o viceversa; a voi la scelta.
Un capitolo al giorno (escluso il sabato e la domenica).
SVOLGIMENTO. IL VIAGGIO, MIO MALGRADO
Capitolo 22
La notte
Mi alzo per andare a pisciare.
Per fortuna ho solo il tifo, niente malaria. Il medico, quel sant’uomo che tra una visita e l’altra pregava Allah e si rifocillava con un panino, mi ha detto di bere molta acqua.
Sento un vociare. Sono le tre e ventuno; la notte è ancora giovane, l’alba lontanissima. Mi avvicino al balcone. Un’ambulanza è parcheggiata davanti al portone.
L’addetto alla sicurezza del palazzo, imbracciando il kalashnikov polemizza con l’autista.
Dopo qualche minuto due militari e un medico scendono a discutere con lui. La porta di casa è chiusa. I due balconi che danno sul portone d’ingresso, dove si svolge il battibecco, sono serrati da sbarre di ferro. Le chiavi delle inferriate sono nascoste.
Siamo al sicuro nel nostro rifugio dorato.
Malgrado la mascherina il dottore alza la voce, ha appena ricevuto i risultati delle analisi e, con i militari, è tenuto a prelevare il nuovo contagiato che deve essere portato in isolamento, per ricevere le cure del caso.
Il nostro addetto alla sicurezza non molla: se la situazione è questa, tornate a prenderlo domani mattina.
Il medico si inalbera; parla un inglese educato, con evidente accento locale e dice che lo stesso proprietario dello stabile, se fosse a conoscenza del rischio che corrono i suoi inquilini spalancherebbe le porte del cancello e permetterebbe ai militari, al medico e all’infermiere/autista di compiere il proprio lavoro.
Io resto dietro alle sbarre di ferro, la mia visuale non è chiara. In strada non c’è illuminazione, i quattro indossano una mascherina e puntano gli abbaglianti sul vigilante incaricato di proteggerci.
Io osservo la porta; se riescono a entrare devo preoccuparmi di barricarla?
Quando eravamo giunti in Sierra Leone ci avevano messo in guardia: se accade qualcosa a casa vostra e siete costretti a chiamare la polizia, ricordatevi di menzionare nella telefonata che gli offrirete del denaro.
Per gli standard locali noi siamo ricchissimi: due computer, due telefoni, due power bank, dollari, euro, sterline, e parecchio contante locale.
Noi eravamo l’obbiettivo.
Se oltrepassano il cancello devo svegliare Abigail e dobbiamo resistere.
Abbiamo armi?
Quali armi?
Il vigilante che sorveglia la casa ha inserito il colpo in canna. Nessuno può entrare. L’urgenza esiste, ma non può essere dimenticata la sicurezza degli inquilini.
Silenzio.
Un colpo di fucile sparato in aria sveglierà il curioso vicinato. Se sono sinceri i medici si ripresenteranno domani. In mattinata alle sette.
Ingoiano il rospo e scappano con la coda tra le gambe; hanno altri luoghi da provare a derubare.
DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Riassunto delle puntate precedenti
- Loriano e Abigail lavorano in Sierra Leone e, a causa del morbo, cercano di rientrare in Europa
- Mohamed è un cittadino della Sierra Leone emigrato negli Usa che sogna di rimanere da quelle parti.
- Alex lavora al consolato di Canton e vuole riabbracciare sua moglie che, a causa del morbo, è bloccata in Giappone.
- A Londra Arianna, la sorella di Loriano, deve recarsi nel nuovo ufficio per recuperare il computer aziendale.
- La mamma di Loriano è a casa, in Italia e interpreta la verità, sul mondo, grazie al suo telefono.
Loriano & Abigail | Mohamed | Alex | Arianna | Mamma |
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